L’Associazione Donne al Traguardo è nata nel Luglio 2001 per… un mal di pancia. Ricordo come fossi oggi. Un gruppo di amiche riunite per un the che chiacchierano amabilmente come possono fare soltanto le donne: senza riprendere fiato! Una sola non è dell’umore giusto. E’ lì sul divano, si contorce: mal di pancia, mal di stomaco o, forse, tutt’e due. Perché? Che hai? Niente, niente. A poco a poco la storia viene a galla. Ha scoperto che il marito ha un’altra e ora sta male, malissimo. Vuole andare via di casa, chiedere il divorzio. Fortuna (o sfortuna) che la coppia non ha bambini. La serata prende un’altra piega, diventando un incontro a tema: che fare? Consigli, incoraggiamenti, abbracci non riescono a lenire il dolore. Meno male che ha un lavoro ed è autonoma economicamente. Qualche giorno dopo trova un’altra casa dove ricostruire una nuova vita da single che comincia tra avvocati, carte bollate, aule di Tribunale… un copione noto. Ci ritroviamo dopo qualche tempo, ne parliamo di nuovo e ci chiediamo: e se fosse successo a una donna senza lavoro? Dove va? Che fa? E se facessimo un’associazione per aiutare le donne maltrattate e in difficoltà che si trovano senza casa e senza sostegno? Nasce così l’idea di fondare la nostra associazione che una sera di Luglio del 2001 ci porta in cinque davanti al notaio Felice Contu: Maria Rosaria Desantis, Matilde Zedda, Laura Zedda, Rosanna Floris e Silvana Migoni. L’avventura comincia e il primo pensiero è di trovare le risorse per aprire una casa dove accogliere le donne in emergenza. Diamo il via a una serie di pizzate, cene, feste danzanti e karaoke. Invitiamo i nostri amici e gli amici degli amici: nel giro di qualche mese riusciamo a fare il gran passo. In un Comune vicino a Cagliari troviamo un appartamento che fa al caso nostro per costo e dimensioni. E’ vuoto, ma la generosità di tutte consente di arredarlo e renderlo accogliente. Dopo pochi giorni la prima donna bussa alla nostra porta, poi due, tre, quattro… centinaia. Donne sarde, della penisola, europee o extracomunitarie, ciascuna col proprio fardello di sofferenze e una storia da raccontare e da superare.